L’obiettivo del presente studio era quello di descrivere l’esito dell'esame istologico della ghiandola ipofisaria di gatti sottoposti ad esame autoptico o in seguito ad ipofisectomia.
I risultati hanno evidenziato che l'adenoma e l'iperplasia erano le lesioni più comuni. L’adenoma ipofisario era maggiormente associato, rispetto all'iperplasia, all'evidenza clinica di una patologia endocrina o di una massa intracranica (P <0,001). Un esame istochimico e immunoistochimico è stato effettuato su 44 adenomi ipofisari felini derivati da autopsia o ipofisectomia. Gli adenomi venivano differenziati dall'iperplasia per la presenza di fibre di reticolina interrotte. Un gatto aveva un adenoma doppio (somatotropo e melanotropo). In 20 casi erano presenti adenomi somatotropi costituiti da cellule acidofile PAS (periodic acid-Schiff) negative che esprimevano l'ormone della crescita; Tra questi, 16/20 avevano l'ipersomatotropismo e 17/20 avevano il diabete mellito. In 11 casi erano presenti adenomi melanotropi costituiti da cellule basofile o cromofobe PAS positive che esprimevano l’ormone stimolante i melanociti e l’ormone adrenocorticotropo; Tra questi, 5/11 avevano l’ipercortisolismo e 6/11 avevano il diabete mellito. In 11 casi erano presenti adenomi gonadotropi costituiti da cellule cromofobe PAS negative che esprimevano l’ormone follicolo-stimolante e/o l’ormone luteinizzante. Infine, in due casi erano presenti adenomi tireotropi costituiti da cellule basofile o cromofobe PAS negative che esprimevano l'ormone stimolante la tiroide. Nei gatti con adenomi gonadotropi o tireotropi non è stata evidenziata una malattia ipofisi-dipendente. L'indice di proliferazione Ki-67 era inferiore negli adenomi somatotropi rispetto agli adenomi melanotropi. Quattordici gatti con adenoma somatotropo o melanotropo sono stati sottoposti ad ipofisectomia e hanno avuto un tempo mediano di sopravvivenza di 899 giorni contro 173 giorni dei casi non chirurgici (17 gatti). Dopo aver aggiustato per età, dimensione e tipo di adenoma, i gatti ipofisectomizzati hanno avuto un tempo di sopravvivenza complessivamente migliore rispetto ai casi non chirurgici (P = 0,029).
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